Industria 4.0, Saranno i robot a svolgere il lavoro degli uomini?

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L’allarme è stato lanciato in tutta l’Europa da qualche tempo, precisamente dalla scorsa estate, quando ha iniziato ad aleggiare nell’aria lo spietato spettro dell’automazione. In quel periodo infatti i ricercatori di Bruegel hanno fatto notare che la forza del lavoro europeo del futuro, in una percentuale calcolata tra il 45 e il 60, sarà caratterizzata da robot che funzionano grazie a sofisticati algoritmi. Ed è così che tutte le professioni “umane” finiranno per essere sostituite dal cosiddetto ciclone dell’”Industria 4.0”.

Ma che tipo di impatto ha questa rivoluzione sulle diverse attività lavorative? Grazie a un’analisi effettuata Pew Research, che ha voluto allargare la ricerca rivolgendosi a un team di oltre 2 mila esperti, possiamo ipotizzare quello che sarà del futuro del lavoro in Europa.

Un primo aspetto di questa attenta analisi spiega che entro il 2025 i robot e l’intelligenza artificiale riusciranno a inserirsi in ogni aspetto della vita umana, a 360 gradi. Saranno soprattutto i settori salute e trasporti ad aprire le porte a questa rivoluzione robotica. Un secondo aspetto è legato alla formazione sia scolastica che universitaria. Si ipotizza infatti che per migliorare la condizione e rendere adeguata la formazione, si possa puntare nel prossimo decennio a introdurre nuovi metodi di insegnamento. Infine non può essere tralasciato l’aspetto delle competenze, che potrebbero così portare a ricostruire un vero e proprio concetto di lavoro, con la tecnologia che ci aiuterà a liberarci da ogni fatica. E’ quindi un modo per poter rendere ancora più stabile e positivo il settore lavoro nella sua totalità. Per una serie di vantaggi però, non possono mancare altrettanti svantaggi sottili.

Il 48% degli esperti però ha già spiegato che l’innovazione nel settore lavoro, riuscirà ad avere un impatto “negativo” per quanto riguarda i posti liberi per noi umani. Le macchine si guideranno da sole, i robot sfrutteranno l’intelligenza artificiale per svolgere le più variegate attività: e allora che fine faremo noi? Non rischiano il posto solo i lavoratori meno specializzati, ma anche gli impiegati. Stando ai dati emersi negli ultimi 3 anni, sono circa 300 mila i posti di lavoro perduti. Ma al tempo stesso si apriranno nuove possibili strade per professioni che apriranno la porta su nuove industrie e modi di guadagnare.

Ma se calano i lavori manuali, quindi quelli che toccano operai e addetti alle catene di montaggio, l’occupazione sembra aumentare per i lavori definiti intellettuali, che chiama in causa manager e professionisti.

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