Cobot, i robot collaborativi che aiutano gli uomini nelle mansioni ripetitive

cobot
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Arrivano i “cobot”, ovvero i robot collaborativi che riescono a lavorare vicino agli uomini per poter svolgere le mansioni più ripetitive: si tratta di una scelta che ha unito moltissime aziende italiane pronte a investire per rinnovare il proprio lavoro e la propria offerta di mercato. Benetton ha deciso di lanciare una grande rivoluzione interna nel rispetto dell’Industria 4.0: in questo modo la nota azienda trevigiana va ad affidarsi a circa 36 macchine, firmate dalla giapponese Shima, che usando un unico filo di 500 metri riescono a confezionare maglioni senza cuciture. Da qui nasce la linea TV31100!

Si tratta di un vero investimento da 2 milioni di euro per innovare la lavorazione in termini di tecnologia, ma soprattutto per evitare gli sprechi, fornendo al cliente un’edizione limitata di tutto rispetto. Oltre a Benetton vi è anche Electrolux che ha deciso di investire in una nuova generazione di robot che si chiama cobot, pensati per poter favorire lo sviluppo del prodotto andando a velocizzare ogni operazione. A spiegare la funzionalità di questi robot è stato il capo delle industrie Electrolux, Ernesto Ferrario, il quale ha parlato di automazione e modulazione in termini di manifattura digitale, un salto di qualità quasi obbligatorio per poter competere a dovere sul mercato.

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E queste sono solo alcune delle aziende che hanno già deciso di investire per affiancare robot collaborativi e persone, così da rendere più flessibile e veloce ogni lavorazione e attività in fabbrica. Vi è anche Arper, azienda di sedute e imbottiti, che ha scelto di affidarsi ai cobot per l’incollaggio del rivestimento delle sedie, e ancora Costampress, che completamente stravolto la propria lavorazione automatizzando ogni passaggio, salvo un paio di processi che non sono ancora stati robotizzati.

Questo tipo di rivoluzione aiuta a fare il grande salto di qualità, sfruttando nuovi software che permettono di programmare automi flessibili e sempre più funzionali. Per garantire infatti che il lavoro venga svolto al meglio all’interno della corretta visione industriale è importante permettere alle macchine di adattarsi al meglio ai cambi di produzione. Non ignoriamo anche un importante aspetto legato proprio al personale delle aziende: grazie ai robot ora si potrà evitare quindi di dedicarsi alle attività ripetitive e standardizzate, riuscendo così a incanalare le esperienze e abilità raggiunte negli anni di lavoro, verso attività che siano decisamente più produttive.

Ma i dati sembrano registrare una tendenza ancora segnata da ombre: secondo l’ultimo report Ucimu possiamo notare uno scenario tecnologico caratterizzato da progresso “storico”. E’ emerso che il 27% delle macchine industriali in Italia ha più di 20 anni; solo il 13% ha meno di 5 anni. Nonostante questo però possiamo notare che vi è una rapida espansione: è stato registrato il +10,5% nel 2015, con un incremento della produzione dell’1,5%. E questo è solo l’inizio di una fase che porterà l’industria 4.0 ad affermarsi concretamente sul mercato per la produzione. E’ stato il Centro E. Piaggio ad essere tra i primi al mondo a credere nell’avvento dei “soft robot” che si adattano al meglio all’ambiente circostante e al corpo umano, grazie ai nuovi materiali e alla grande flessibilità.

Tutto questo serve a delineare un momento storico davvero fondamentale che con la crescita del 10% si traduce in circa 250 mila unità vendute. Questo lascia ben sperare per il futuro più prossimo: a breve infatti si ipotizza l’ingresso dei cobot nei supermercati (ci si aspettano infatti almeno 100 mila robot già nel prossimo anno), negli uffici pubblici e in ogni settore che possa quindi permettere di migliorare la condizione dell’economia italiana. Al momento però le tecnologie non sono stabili in Italia e si lavorerà per poter installare un maggior numero di celle sperimentali.

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